nient’altro che la verità
Questa volta la sfida era impari: nientemeno che il racconto che dà il titolo alla rivista… Una sfida impari quanto paralizzante… Alla fine è uscito Văn: qualsiasi cosa sia, lo dedico a tutti i Malpelo di oggi e a coloro che, per quanto incompresi, non cessano di esercitare il coraggio civile.

UNA STORIA VERA
Introduzione del direttore Demetrio Salvi
C’è lo zampino di Verga, questa volta. Una presenza insistente, ineliminabile.
E un’ovvia ridondanza dei numeri, come se dicessero qualcosa, proprio al di là dell’insondabile mistero della loro forma: il 2022 è pieno di ricorrenze letterarie e non solo, inutile dirlo.
Alcune ci sono particolarmente care perché indicano, ripetono, ci sollecitano a riflettere, a tornare sui nostri passi: in questo modo, hanno un che di terapeutico, di iterazione capace di sistemare, di mettere a posto le cose quasi per difenderci dall’insensatezza del tutto.
Cento anni fa moriva l’ultraottantenne Verga. Ma moriva anche Proust, di molto più giovane.
Esce L’Ulisse, di Joyce, in concomitanza con il suo quarantesimo compleanno.
Nascono, tra gli altri, Fenoglio, Pasolini, Kerouack e, ahimé, è anche la data della marcia su Roma.
Non è un gioco particolarmente interessante ma, questa volta, è un omaggio dovuto tenendo in considerazione il nome che porta questa rivista: Malpelo.
Come al solito, poi, ci saranno motivazioni più intime e misteriose — magari anche “volgari” — che hanno spinto verso questo tema: qualche rigurgito dovuto al visionamento ossessivo di una serie televisiva (Better Call Saul) può, forse, dire qualcosa: il gergo degli avvocati avrà influenzato una scelta (nient’altro che la verità) che, in qualche modo, resta prevedibile ma chiarifica quanto sia potente, nel nostro immaginario, la presenza di un televisivo che, in taluni casi, mette in gioco intelligenze raffinate, quelle di sceneggiatori abili a piegare la nostra volontà e a immergere il mondo del nostro immaginario in una narrativa che ci avvolge tanto da rendere “vita” ciò che è unicamente “visione”. Diventa inquietante confondere i personaggi di una serie quali realtà fisiche che, normalmente, pratichiamo, “viviamo” appunto. Sfaldano il nostro senso di realtà, lo piegano e lo modellano fino a farci presupporre che quel mondo fantastico è capace di penetrare il reale: la verità diventa, allora, un tutt’uno con questo universo fantasmatico che non riusciamo più a limitare, che proprio deborda nel quotidiano: il sogno, insomma, non ha più uno spazio specifico, non rientra più nell’alveo del sonno. I personaggi diventano fisicamente vivi: ci concediamo l’eventualità d’incontrarli per strada, al supermercato, in fila alla posta. La verità diventa, così, questo spazio ampio dove si mescolano corpi di differente qualità materiale. E i racconti e le storie che qui troverete stanno proprio a testimoniare che non ci sono limiti tra reale e immaginario, che i nostri cinque sensi sono troppo pochi per cogliere la densità di uno spazio che non può certo limitarsi alla misera esistenza di ciò che, semplicemente e banalmente, vediamo o sentiamo o tocchiamo… Nient’altro che la verità affronta questo mondo più affascinante, meno semplice, più complesso che viviamo senza averne piena coscienza, inutile dirlo.