A REGGIONARRA NE’ MONTI IL 10 GIUGNO 2012 ERA IN SCENA D’ARZO
La classe 2Q Liceo linguistico, con la regia di Marina Coli, ha interpretato Il pinguino senza frac
Anche Reggionarra ne’ monti, alla sua quarta edizione, ha voluto ricordare Silvio D’Arzo, nell’anniversario della sua scomparsa.
La mia 2Q del Liceo linguistico Dall’Aglio, infatti, sotto la direzione di Marina Coli, ha proposto la lettura scenica di un racconto darziano tra i meno noti, Il pinguino senza frac.
Quello che abbiamo deciso di mettere in scena per questa importante kermesse, che vede tra i suoi promotori la “Casina dei bimbi”, è una favola indirizzata ai più piccini, ma che non disdegna un pubblico adulto. La storia parla del piccolo Limpo, troppo povero per avere come gli altri pinguini un frac, cosa per cui viene emarginato e non gli è concesso frequentare la scuola. Decide così di lasciare i genitori e cercare fortuna lontano da casa, straniero ovunque e senza nome, chiamato “Cosa sei” e “Tutto un po’”, da gabbiani, foche e trichechi, ai quali si offre per piccoli servizi, cercando al contempo di informarsi su tutto e ampliare le sue conoscenze in modo da non rimanere indietro rispetto ai compagni che intanto stanno ricevendo un’istruzione. Il suo percorso alla conoscenza lo porterà alla fine della sua avventura a scoprire che nessuno è esente dal dolore, nemmeno il feroce orso bianco, terrore di tutti gli animali, che i suoi piccoli vedono ucciso dai fucili degli uomini, e neppure l’uomo, che il mare in tempesta può inghiottire in un baleno: la morte accomuna tutte le creature e i figli dell’uomo hanno la medesima voce dei piccoli d’orso e degli altri, cioè il pianto, la voce del dolore e dell’abbandono. Dopo questa terribile scoperta, cioè che la fragilità e la provvisorietà sono una condizione necessaria, il pinguino sconvolto, fa ritorno, senza accorgersi di avere indosso un frac, “il più morbido e bello e distinto e elegante e lucente che fosse mai dato vedere”.
Tra tutti i racconti di D’Arzo, abbiamo scelto proprio questo per la sua brevità, e anche perché è uno dei più significativi, nonché il più affine al capolavoro Casa d’altri, sia per datazione (1948), ma soprattutto per tematica.
Nella fase preparatoria abbiamo dovuto operare una necessaria riduzione del testo, pur di suo già abbastanza stringato, per facilitare la fruizione della lettura scenica, ma fondamentale, in tal senso è stato l’apporto registico di Marina Coli, che con la sua esperienza e la sua creatività di attrice prima ancora che di regista, è riuscita a renderlo vivo, colorato e vibrante e accessibile anche ai più piccoli.
Significativa, a tal proposito, è stata la prova generale che abbiamo fatto davanti agli alunni delle classi quarte e quinte della scuola elementare La Pieve: i giovani spettatori, infatti, hanno seguito con grande attenzione la recita e sono riusciti a cogliere in profondità il senso del testo, dando così ragione all’autore e alla fiducia che aveva nelle capacità interpretative dei bambini.
Domenica 10, poi, come si è detto, c’è stato il debutto vero e proprio nel foyer del teatro Bismantova, e non, come invece era previsto, a piazza Peretti, a causa del forte vento. Il pubblico ha partecipato numeroso e i miei studenti- attori sono stati davvero bravi nell’interpretazione: vederli così professionali, così compresi nella parte, coi loro costumi scenici è stato un momento per me veramente commovente.
Al termine dello spettacolo, poi, si sono gentilmente fermati per condividere le loro impressioni e riflessioni.
E.B. -”Innanzitutto, siete riusciti a farvi un’idea dell’autore Silvio D’Arzo e della sua poetica? Anche a partire dal testo, sebbene non sia il suo più famoso e sia una favola per bambini?
Veronica- “Sì. Quello che nel racconto emerge in modo più evidente è il tema autobiografico della diversità. All’inizio della storia il pinguino (uno dei tanti doppi dell’autore) viene discriminato a causa della sua povertà: lui è senza frac e viene indicato, annusato, deriso dai compagni e il maestro rifiuta di averlo in classe. Poi, quando è in esilio, le foche e i trichechi non lo chiamano mai col suo nome, ma spregiativamente Cosa sei, Tutto un po’, Giù di lì. Alla fine, però, la sua diversità è di altro segno: è quella data dall’aver conseguito una consapevolezza esistenziale”.
E. B. – E sotto l’aspetto linguistico come l’avete trovato? Facile? Difficile?
Laura – “Sicuramente non facile, soprattutto se si pensa che i destinatari sono dei bambini”.
Sara G.- “Pure il significato non è immediato, anche se ieri, gli alunni delle scuole elementari, hanno dato prova di grande capacità di analisi e d’interpretazione”.
E.B. – Avete voglia di raccontarci come è stata questa esperienza?
Veronica- “Quando abbiamo saputo di partecipare al progetto legato a Reggionarra ne’ Monti, non avevamo idea di cosa fosse. All’inizio eravamo tutti un po’ scettici e con qualche perplessità, poi ci siamo avvicinati piano piano all’autore e al racconto durante le ore di Italiano, quindi abbiamo fatto degli incontri anche pomeridiani con Marina Coli, e abbiamo progressivamente cominciato ad entrare nella parte”.
E.B. – Come è stato lavorare con Marina Coli?
Veronica – “Marina è sicuramente una persona molto originale, estroversa, che sa fare il suo lavoro, e anche se a volte ci è sembrata un po’ rigida e dogmatica nell’interpretazione, sicuramente ci ha insegnato molto e i suoi consigli artistici sono stati davvero preziosi”.
Laura- “Secondo me, molto importante è stato il lavoro che ci ha fatto fare su noi stessi: ci ha insegnato a vincere le nostre paure, a liberarci della nostra timidezza. Ha saputo tirare fuori la nostra personalità, il nostro carattere”.
Simona- “E ha saputo individuare subito chi era adatto a interpretare una specifica parte dopo la lettura di sole poche righe”.
E.B. – E l’esperienza odierna di Reggionarra è stata come ve l’aspettavate?
2Q (in un sovrapporsi di voci) – “Se la prova generale che abbiamo fatto ieri davanti agli alunni delle elementari è stata davvero un’esperienza stimolante, oggi dobbiamo dire che siamo rimasti un po’ delusi: il cambio di sistemazione a causa del maltempo non è stato felice, soprattutto la scelta di collocarci nel foyer, dove c’era molta confusione, un brusio di sottofondo molto fastidioso, porte che continuamente si aprivano e si chiudevano e poi… ci aspettavamo molti più bambini, invece erano quasi tutti adulti”.
E.B. – Cosa vi ha lasciato questa esperienza?
Anna- “Per prima cosa è servita a farci conoscere meglio e a farci sentire molto più unite, rispetto, ad esempio, allo scorso anno scolastico”.
Sara G. – “Abbiamo imparato a tirar fuori il meglio dalle nostre prestazioni, ad essere più sicuri e consapevoli, ma, allo stesso tempo, anche a non prenderci troppo sul serio e a ridere dei nostri errori”.
Sara R.- “Per quanto mi riguarda, posso dire che questa esperienza mi ha invogliato a leggere di più, ad approfondire ed estendere le mie letture”.
E.B. – Se ve lo riproponessero l’anno prossimo, lo rifareste?
Tutti- “Sì!”
Veronica- “Anche se all’inizio ci lamentavamo un po’: ‘Troppi impegni, non ce la facciamo’, adesso siamo davvero contenti di aver partecipato”.
Anna e Laura- “La scuola, le materie di studio, i voti sono importanti, ma anche queste esperienze, che ci arricchiscono davvero. Pensiamo che tutti i progetti a cui abbiamo aderito quest’anno, non solo questo, ci abbiano fatti crescere e siano stati importanti per la nostra formazione”.
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