Queste le impressioni del grande scrittore Fabio Stassi su Casa d’altri, letto dopo il nostro incontro a Reggio Emilia
Ho letto casa d’altri in treno, al ritorno, Non ho resistito. Avevo tante cose da fare, ma le ho lasciate perdere. Il racconto mi ha preso dalle prime pagine. Per la meraviglia dello stile, così particolare. Una lingua che simula il dialetto, forse, ma che è la lingua dello scrittore, sua e soltanto sua. Una voce fortissima. Quell’originalità nel mettere le parole… come Verga o Vittorini. E poi l’apparizione di Zelinda. La tensione. La rappresentazione secca e misteriosa del suo dolore. Era tanto che non mi entusiasmavo più così per uno scrittore italiano. E il finale. Sospeso, duro, tagliente, malinconico, così umano. Sì, ha ragione Montale, è un racconto perfetto.
Molto ci sarebbe da dire, e da scrivere. Quel racconto mi è entrato sotto le unghie e la pelle. Più ci penso e più mi rendo conto che è davvero uno tra i racconti italiani più belli che ho letto. La sua chiave è universale, e il suo paesaggio vale per ogni paesaggio. La lingua, soprattutto, un miracolo.
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